Ogni anno, in questo periodo, vengo contattato da investitori perplessi per quel documento che la loro banca gli ha appena inviato: il rendiconto costi e oneri previsto dalla normativa MiFID II. Ma quanto mi costi? Il rendiconto Costi e Oneri Mifid2 è una domanda comune tra coloro che lo ricevono.
La mia replica è sempre la stessa: se c’è servizio e i costi ragionevoli ok. Negli altri casi serve fare un po’ di conti. Nella stragrande maggioranza dei casi però il tormentone anni ’90 del “Mi pensi, ma quanto mi pensi? Mi costi, ma quanto mi costi?” torna alla ribalta.
La verità? È che quella domanda non dovrebbe rivolta a me, ma alla banca con cui investono passivamente da anni. Perché nella maggior parte dei casi, pagano molto più di quanto pensano, e ricevono molto meno di quanto dovrebbero.
Tutto chiaro… o quasi?
Il principio della MiFID II è semplice e condivisibile: trasparenza sui costi. Peccato che questa trasparenza, nella pratica, sia spesso un labirinto.
Nel rendiconto che ricevi ogni anno trovi voci come:
- Costi di consulenza (ma chi ti ha davvero consigliato qualcosa, negli ultimi 12 mesi?)
- Costi di gestione (ma su quali strumenti, e con quali risultati?)
- Costi impliciti (che, per definizione, non sono dichiarati apertamente)
Secondo il recente Rapporto CONSOB 2024, solo il 15% degli investitori italiani è realmente consapevole di quanto spende per investire. Il restante 85%? Naviga a vista.
Cosa dice il rapporto?
📌 Solo il 24% legge per intero il rendiconto MiFID. E anche tra questi, pochissimi riescono a decifrarlo davvero.
📌 Il 45% dei costi sostenuti è costituito da oneri impliciti o non facilmente riconoscibili: commissioni di gestione su fondi inefficienti, retrocessioni che incentivano il venditore ma non te, spese di performance calcolate su risultati discutibili.
📌 Il 40% degli investitori dichiara di affidarsi a un consulente o a un addetto di banca, ma in molti casi si tratta solo di “venditori di prodotto”, non di veri professionisti della pianificazione finanziaria.
E allora la domanda è semplice: stai pagando per un servizio o solo per una pratica amministrativa? S
Ti stanno seguendo… o stanno seguendo i propri guadagni?
Chi lavora davvero nel tuo interesse:
- non ti propone sempre e solo soluzioni “a catalogo”;
- non guadagna vendendo gli strumenti che gli dicono di vendere;
- sceglie con te quello che può realmente raggiungere i tuoi obiettivi previdenziali, di protezione, di supporto familiare elaborando un piano con il giusto rischio/rendimento;
- ti spiega con chiarezza quanto paghi, e soprattutto perché;
Cambiare è bene. Anzi, oggi è necessario.
Viviamo un tempo in cui tutto evolve: tecnologia, servizi, modelli di consulenza. Continuare a gestire i propri soldi come si faceva dieci anni fa, con la stessa banca, lo stesso “consulente”, e lo stesso fondo inefficiente, è semplicemente costoso.
Cambiare richiede un piccolo sforzo. Ma i vantaggi, in termini di trasparenza, controllo e performance, sono enormi.
Cambiare è doloroso? Cerca almeno il confronto.
Se vai in vacanza sempre sulla riviera romagnola per 30 anni e non cambi mai è ovvio che non saprai mai cosa accade in Versilia o in Calabria o in Sicilia. Non hai un metro di confronto e resti pigro su quello che conosci e che replichi di anno in anno confondendo un periodo di vacanza con l’altro. Quello che invece da valore aggiunto è proprio il cambiamento e il confronto con il rischio di fare una brutta vacanza, ma con l’opportunità di conoscere nuovi luoghi, persone ed esperienze che comunque sia sono per te fonte di arricchimento personale.
Cosa puoi fare subito?
- Recupera il tuo rendiconto costi e oneri ricevuto via email o posta.
- Leggilo. Se non ci capisci granché, è normale. Di solito non sono documenti molto intuitivi.
- Contattami. Lo analizziamo insieme gratuitamente e senza impegno.
- Se vuoi, ti mostrerò cosa significa avere un servizio di consulenza su misura e trasparente nei costi.
Un’ultima domanda provocatoria
Se ti stai affidando da anni allo stesso interlocutore, stai pagando migliaia di euro l’anno in commissioni e non hai una vera strategia finanziaria, forse è ora di chiederti:
sei tu il cliente… o il prodotto?
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